RECENSIONI

E R M E S   R I G O N

p i t t u r a – s c u l t u r a – g r a f i c a – n a r r a t i v a

Stralci da recensioni

Attraverso l’astrazione, Ermes Rigonpercepisce, capta la sintesi, l’essenza dell’umanità: ciascun uomo forma con gli altri uomini un insieme, una collettività.”

(C. MI)

“Sono forme nuove, le sue. Sono linee, slanci, segni non definiti in figure, ma vivi come vibrazioni sonore, in un’armonica visione dell’ universo.”

(B.P. – Brera)

 “…l’uomo è, per l’artista, un universo, un COSMO, da scoprire, da esplorare, a valorizzare e da esprimere.Si arricchisce continuamente e si amplia in un DIALOGO, che tradotto in segni, diviene un nuovo TESSUTO, trama e ordito del tessuto sociale.”

“… e altri orizzonti ancora, altre atmosfere appaiono. Sono realtà più intime, profonde, inesplorate, che  inducono alla riflessione, al silenzio. Stimolano a rendere noi stessi spazio, piano inclinato

E poi a metterci in relazione, in dialogo, positivamente, con chiunque.”

(A.M. –  E.R. –  BO)

 

 

 

 

“Qui, nelle opere di Ermes Rigon la  luce, quasi irresistibilmente attirata, s’immerge nello spazio concavo che ha da illuminare, si spegne in esso, in un istante che vale l’eternità, per riaccendersi dal di sotto, dal di dentro…

Non si tratta più soltanto di dare forma e colore a ciò che si vede, né di dare visibilità a ciò e a Chi non si vede. Ma di mostrare il “dove” la realtà accade. Perché è la forma e il ritmo del suo nuovo accadere che disegna il volto dell’Invisibile, che proprio così si fa visibile.

Senza rubare spazio a ciò che cade sotto la Luce, ma facendogli posto in sé. Si dà così un mutuo richiamo, anzi una reciproca interiorità tra l’invisibile e il visibile, la luce bianca e i colori dell’iride. Si tratta di trasfigurazione, nel quotidiano, nel rispetto dello spessore della realtà…”

(Piero Coda – Roma)

“La natura stessa è sempre la primaria fonte ispiratrice, di fronte la quale l’artista si pone in un religioso silenzio per coglierne le linee, gli spazi e le vibrazioni più intime, e da essa lo sguardo s’innalza e scandaglia orizzonti nuovi, offrendo indicazioni evidenti e sottili a non fermarsi al visibile, ma a “guardare oltre”. Sono stimoli a rendere noi stessi “spazio”.

(A.M. – BO)